306 – Abbastanza

Un condottiero cosacco di nome Taras Bul’ba, per dare animo ai suoi nei momenti peggiori di una battaglia all’ultimo sangue contro i polacchi, aveva detto: «E allora, signori, avete ancora polvere nelle fiaschette? È pure sempre affilato il taglio delle sciabole? Non s’è indebolita la forza cosacca? Non si sono ancora piegati i cosacchi?» E i superstiti avevano risposto: «C’è ancora abbastanza polvere, babbo, nelle fiaschette; le sciabole tagliano ancora, non si è affievolita la forza cosacca, i cosacchi non piegano ancora!»

I compagni di Taras ringalluzzire si erano ringalluzziti, avevano fatto un paio di affondi, ma poi il valoroso commilitone Stepan 105 Guska era stato trafitto da quattro lance e le cose si erano messe di nuovo male. Quindi Bul’ba era tornato a dire: «E allora, signori, avete ancora polvere nelle fiaschette? È pure sempre affilato il taglio delle sciabole? Non s’è indebolita la forza cosacca? Non si sono ancora piegati i cosacchi?» E i superstiti avevano risposto: «C’è ancora abbastanza polvere, babbo, nelle fiaschette; le sciabole tagliano ancora, non si è affievolita la forza cosacca, i cosacchi non piegano ancora!» Il morale alzare si era alzato, solo che subito dopo Bovdjug era caduto dal carro e era morto con una pallottola conficcata sotto il cuore, le cose si erano messe di nuovo male, quindi Taras dopo un po’ aveva ripetuto: «E allora, signori, avete ancora polvere nelle fiaschette? È pure sempre affilato il taglio delle sciabole? Non s’è indebolita la forza cosacca? Non si sono ancora piegati i cosacchi?» E i superstiti avevano risposto: «C’è ancora abbastanza polvere, babbo, nelle fiaschette; le sciabole tagliano ancora, non si è affievolita la forza cosacca, i cosacchi non piegano ancora!» Combattere erano tornati a combattere, con forze sempre più esigue ma con rinnovato vigore, solo che poi anche Meteleycja si era ritrovato sollevato da una lancia, Pisarenko era stato fatto a pezzi e a Bul’ba erano accaduti efferatezze e dolori emotivi tali che infine, svenuto, non era più riuscito a dirla, quella frase lì, e per il momento il babbo, le fiaschette, le sciabole e la forza cosacca, spezzati no, ma un po’ piegati si erano piegati.

Nikolaj Gogol’, Taras Bulba, trad. di Nicola Festa, Milano, Mondadori 1959 [1835]

dal Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori,
Milano, Salani 2021