188 – Guarivano

Uno diceva che, da quando aveva preso lui la direzione, i malati guarivano tutti come mosche, che non facevano a tempo a mettere piede in ospedale che erano già sani.

Nikolaj Gogol’, L’ ispettore generale, trad. di Serena Prina, Milano, Feltrinelli 2011 [1836]

364 – Con sentimento

C’era uno che aveva regalato un libro alla sua amata. A lei non era piaciuto e allora lui, dispiaciuto, le aveva scritto: ‘Non sono d’accordo con voi, Varen’ka. Forse l’avete letto senza sentimento o non eravate dell’umore giusto, vi eravate arrabbiata per qualcosa o vi era capitato qualcosa di spiacevole. Leggetelo con sentimento, quando siete allegra e soddisfatta e vi trovate in una piacevole condizione di spirito, ecco, per esempio, quando avete in bocca una caramella, ecco, leggetelo allora’.

Fëodor Dostoevskij, Povera gente, trad. di Ebe Perego, Milano, Rizzoli 2004 [1846]

dal Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori,
Milano, Salani 2021

306 – Abbastanza

Un condottiero cosacco di nome Taras Bul’ba, per dare animo ai suoi nei momenti peggiori di una battaglia all’ultimo sangue contro i polacchi, aveva detto: «E allora, signori, avete ancora polvere nelle fiaschette? È pure sempre affilato il taglio delle sciabole? Non s’è indebolita la forza cosacca? Non si sono ancora piegati i cosacchi?» E i superstiti avevano risposto: «C’è ancora abbastanza polvere, babbo, nelle fiaschette; le sciabole tagliano ancora, non si è affievolita la forza cosacca, i cosacchi non piegano ancora!»

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55 – Ognuno per conto suo

Uno, che si chiamava Venedikt Erofeev, diceva che per lui la vita umana è un breve ciclone dell’anima. Diceva che è come se tutti fossimo ubriachi, ognuno per conto suo, uno ha bevuto di più, l’altro di meno. E a ciascuno fa un effetto diverso: uno ride in faccia a questo mondo, l’altro piange tra le braccia di questo mondo. Uno ha già vomitato e adesso sta bene, l’altro comincia solo adesso ad avere il vomito. E diceva che lui aveva assaggiato molta roba ma non gli aveva fatto effetto, e non aveva riso neanche una volta come si deve, e non gli era mai venuto il vomito. Che lui, dopo aver assaggiato questo mondo tante di quelle volte da averne perso il conto e il senso, era il più sobrio di tutti e che questo mondo gli andava semplicemente stretto.

Venedikt Erofeev, Mosca-Petuškì poema ferroviario, trad. di Paolo Nori, Macerata, Quodlibet 2014 [1973] ;

dal Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori,
Milano, Salani 2021

282 – Senza nubi

Uno diceva che il suo matrimonio era senza nubi. Lo diceva persino alla sua amante.

Judith Thurman su Nabokov, sul New Yorker, il 16 novembre 2015;
dal Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori,
Milano, Salani 2021

370 – Per chi si mettono gli stivali

C’era uno che nel chiedersi con quali stivali avrebbe dovuto recarsi al lavoro il giorno dopo si era accorto di una verità che lo aveva annientato: lui sarebbe stato pronto ad andare in giro nel gelo senza stivali e senza cappotto, avrebbe sopportato e sarebbe resistito a tutto, una sciocchezza per lui che era un uomo semplice e piccolo. Ma che avrebbe detto la gente? Si sarebbe messa a blaterare. Era per la gente che ci si metteva il cappotto e forse anche gli stivali, era per loro che li si indossava.

Fëodor Dostoevskij, Povera gente,
dal Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori,
Milano, Salani 2021

284 – Limonka

Uno che all’anagrafe era Eduard Veniaminovič Savenko – ma l’avevan sempre chiamato Limonov perchè limonka vuol dire ‘bomba a mano’ – sosteneva di aver avuto un’illuminazione spirituale quand’era in prigione, e in generale di non essere stato tanto male, in quel periodo là (nonostante la diffusione delle droghe, delle malattie e il sovraffollamento nei penitenziari). Il segreto per viversela bene era fare in un modo differente dagli altri: non bisognava contare i giorni sul muro aspettando di uscire, bisognava dir così: ‘Adesso vivo qui’, e poi semplicemente mettersi a vivere, anche in carcere.

Emmanuel Carrère, Limonov
dal Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori,
Milano, Salani 2021

469 – Metafore

Uno aveva detto che l’ironia è una metafora discendente. Per chiarire aveva fatto un esempio: ‘Le sue pupille sono stelle’ era una metafora ascendente, mentre ‘Le sue pupille son padelle’ era una metafora discendente.

Sergej Dovlatov, Taccuini
dal Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori,
Milano, Salani 2021

154 – A un concerto

C’era uno che era andato a un concerto e si era seduto vicino a una che gli piaceva, all’improvviso si era accorto che gli si vedevano le ghette tutte lacere, corrose dalle tarme, le unghie non molto pulite, la giacca sformata e, la cosa peggiore, pensava, con la cucitura aperta. Allora si era messo nella posa meno naturale possibile, per nascondere tutti questi difetti ed era stato seduto così tutta la prima parte del concerto. Daniil Charms, Disastri,

dal Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori,
Milano, Salani 2021 (uscito oggi)

392 – Leopol’d Leopol’dovič

Un giovane medico, al suo esordio in ospedale, già aveva i suoi affaticamenti per il viaggio e le sue angustie da esordiente, in più gli infermieri, appena arrivato, gli parlavano in continuazione del dottore che lo aveva preceduto, un certo Leopol’d Leopol’dovič. Gli strumenti operatori che lui nemmeno sapeva a cosa servissero? Li aveva fatti reperire Leopol’d Leopol’dovič. Le ampie corsie che parevano poter ospitare fino a quaranta pazienti in contemporanea? Ma che quaranta, Leopol’d Leopol’dovič ne riusciva a gestire anche cinquanta. E le stanze con farmaci di ogni sorta, anche stranieri, molti dei quali non aveva neanche mai sentito nominare? Che domande, li aveva ordinati e li utilizzava Leopol’d Leopol’dovič. E poi lui, il giovane medico, sembrava un ragazzino, a differenza dell’esperienza che trasudava Leopol’d Leopol’dovič. E ancora: la libreria nell’alloggio, tutti quei volumi di chirurgia, di terapia e dermatologia, in russo e in tedesco, che incombevano sugli scaffali. Neanche a dirlo erano le letture di Leopol’d Leopol’dovič. ‘Si ambienterà’ gli dicevano, al giovane medico.

Michail Bulgakov, Memorie di un giovane medico
dal Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori,
Milano, Salani 2021 (esce l’11 febbraio)