Cose che ci servono per Qualcosa

[Per Qualcosa, che è una rivista che facciamo a Bologna, ci servono dei pezzi come questo, di Nicoletta Bianconi, nella sezione Storia della musica italiana, che racconta una canzone e il modo in cui questa canzone è entrata nella biografia delle persone. Se ne avete, e le volete mandare, le potete mandare alla mail tosorelaentertainment@gmail.com. Grazie]

C’era una canzone molti anni fa che mi girava in testa, anche se poi non è che mi piacesse più di tanto, ma mi girava in testa e la canticchiavo, e cominciava così Dimmi perché piangi? Di felicità. E perché non mangi? Adesso non mi va. E poi io mi fermavo lì, non sapevo più le parole fino al ritornello che a un certo punto fa, adesso lo so, Non amarmi perché vivo all’ombra, adesso lo so perché ho saputo, molto tempo dopo, che il cantante era cieco, e quel “vivo all’ombra” aveva un senso evidente. Ma il fatto è che io allora non lo sapevo, e si vede che il mio cervello le cose che non capisce le interpreta a modo suo, fatto sta che io sentivo, ero convinta di sentire, Non amarmi perché vivo a Londra.
Ecco, lì poi, tutte le volte che mi veniva in mente questa canzone e me la canticchiavo fra me e me scattava tutto un ragionamento che mi innervosiva e mi faceva inalberare, anche se forse da fuori non si vedeva.
Cominciavo a dirmi, ma scusa una in canzone che parla d’amore il problema è che uno vive a Londra? Voglio dire, parliamo del grande amore, quello che ti ribalta, che ti fa piangere di felicità e non ti fa mangiare, lo dice lui, mica io, poi il problema è la distanza? Poi voglio dire, non so dove abiti il cantante, io faccio i conti con Bologna, ma è solo un esempio, prendi anche un taxi, che allora il BLQ non c’era, tanto non stai troppo a guardare i soldi per raggiungere il tuo grande amore, fai il check-in, una cosa e un’altra quanto ci vuoi mettere? Anzi, mi dicevo io, prendi solo il bagaglio a mano, così quando arrivi a Londra non devi neanche stare ad aspettare il bagaglio, quanto ci vuoi mettere?
Noooooo, è una scusa.
O è un’esigenza di metrica, di rima, allora alzo le mani, o è una scusa.
Perché non dici le cose come stanno?
Hai conosciuto una a Londra?
Ci sta, può succedere, non dico mica niente, però dimmelo.
Non stare a menarla, Non amarmi perché vivo a Londra, come se fosse un ostacolo insormontabile.
Ma a chi la vuoi raccontare?
Poi adesso ci sono anche delle tariffe, che una volta vengo io, una volta vieni tu, rinunciamo a qualcosa che per noi è meno importante, e possiamo farcela senza svenarci.
No, non mi torna.
In una canzone d’amore poi?
Mi sentivo offesa.
Mettiamo anche la paura dell’aereo, che non voglio tralasciare niente, c’è il treno.
E poi scusa, un amore così smisurato lei sarà anche disposta a trasferirsi a Londra, o no? Nel caso, voglio dire, che lui a Londra abbia avviato un progetto irrinunciabile, tipo che se venisse via la City e tutta l’economia mondiale crollerebbe, famiglie rovinate, disoccupati, senzatetto… lei questa cosa qui figurati se non la capisce.
È disposta a venir via, diciamo da Bologna, ma è solo un esempio.
Lei qui ha la sua famiglia e i suoi genitori anziani che non vuole abbandonare? È giusto, lo capisco, farei così anch’io, allora niente, rapporto a distanza, lettere, lacrime, malinconie, ma se è un grande amore ce la farà e vincerà su tutto.
Andavo avanti delle ore.
Poi niente, ho scoperto che lui era cieco.