Recensione riflessione proposta per Qualcosa su Qualcosa [letta il 23/11/2019, in Sala Borsa, alla riunione di Qualcosa]

Ho letto tutti i verbali on line delle riunioni di Qualcosa e vorrei condividere con voi le mie impressioni.
È immediatamente chiaro a chi legge che le riunioni di Qualcosa sono improntate ad una sorta di giocosa anarchia che traveste però una realtà che potremmo definire di dispotismo illuminato.
La rivista, che chiamo così solo temporaneamente, perché come spero di convincervi il nome è sbagliato, ha un dittatore irresponsabile, che è Paolo Nori. Anche Paolo Nori lo chiamo così solo temporaneamente, perché come spero di convincervi anche il suo nome è sbagliato. Continue reading “Recensione riflessione proposta per Qualcosa su Qualcosa [letta il 23/11/2019, in Sala Borsa, alla riunione di Qualcosa]”

Repertorio dei matti della letteratura russa (Milano)

Sono aperte le iscrizioni alla Scuola media inferiore di scrittura emiliana all’estero (Milano), che quest’anno si risolve in un seminario per scrivere Il repertorio dei matti della letteratura russa, libro che uscirà nel 2020 per un editore nazionale: ci lavoreremo in otto incontri, dalle 19 alle 21 e 30, alla libreria Verso, in corso di Porta Ticinese, 40, (martedì 8, 15, 22, e 29 ottobre, 5, 12, 19 e 26 novembre); ciascuno dei partecipanti leggerà 4 libri russi dell’otto e del novecento e, sul modello dei Repertori dei matti delle città (di Palermo, Bologna, Milano, Torino, Roma, Cagliari, Parma, Livorno, Andria, Reggio Emilia, Padova, Capitanata, Genova, Prato e del Canton Ticino), racconterà autori e personaggi della letteratura russa; per esempio, così: «Uno, che si chiamava Ivan Turgenev, e veniva considerato il meno russo degli scrittori russi, diceva che dei russi gli piaceva soprattutto una cosa: la pessima opinione che avevan di se stessi».
 
 [La scuola media inferiore di scrittura milanese che porta al Repertorio dei matti della letteratura russa (in collaborazione con la Scuola media inferiore di scrittura emiliana di Bologna) è organizzata da Tosoréla entertainment; per informazioni e iscrizioni: scuoletosorela@gmail.com, 3405238915]

Repertorio dei matti della letteratura russa (Bologna)

Sono aperte le iscrizioni alla Scuola media inferiore di scrittura emiliana, che quest’anno si risolve in un seminario per scrivere Il repertorio dei matti della letteratura russa, libro che uscirà nel 2020 per un editore nazionale: ci lavoreremo, all’officina Margherita, in via Santa Margherita, 14, a Bologna, in otto incontri dalle 21 alle 23 e 30 (mercoledì 9, 16, 23, e 30 ottobre, 6, 13, 20 e 27 novembre): ciascuno dei partecipanti leggerà 4 libri russi dell’otto e del novecento e, sul modello dei Repertori dei matti delle città (di Palermo, Bologna, Milano, Torino, Roma, Cagliari, Parma, Livorno, Andria, Reggio Emilia, Padova, Capitanata, Genova, Prato e del Canton Ticino), racconterà autori e personaggi della letteratura russa; per esempio, così: «Uno, che si chiamava Ivan Turgenev, e veniva considerato il meno russo degli scrittori russi, diceva che dei russi gli piaceva soprattutto una cosa: la pessima opinione che avevan di se stessi».

[La scuola media inferiore di scrittura emiliana che porta al Repertorio dei matti della letteratura russa (in collaborazione con la Scuola media inferiore di scrittura milanese di Milano) è organizzata da Tosoréla entertainment; per informazioni e iscrizioni: scuoletosorela@gmail.com, 3405238915]

XXIV scuola elementare di scrittura emiliana

Sono aperte le iscrizioni alla ventiquattresima scuola elementare di scrittura emiliana (con esercizi pratici); dieci incontri di due ore e mezzo, dalle 21 alle 23 e 30 (lunedì 7, 14, 21, e 28 ottobre 2019, 4, 11, 18 e 25 novembre, 2 e 9 dicembre) a parlare:
dei semicolti e delle loro scritture,
di letterario e di non letterario, del suono e del senso,
di letteratura di finzione e di letteratura del fatto,
dell’andare fuori tema, dello straniarsi,
del non sapere, delle liste, delle fattografie,
della storia delle cose, della frase, della ripetizione della frase,
dei diversi modi di ripetere la frase, della trama e della non trama,
del montaggio, del tutto e del niente, della prima e della terza persona,
delle biografie, delle agiografie e del contrario delle agiografie,
delle poesie, del suono nelle poesie e del contrario delle poesie,
dell’editoria, delle pubblicazioni, del senso dello scrivere,
del nostro portafoglio e di molte altre cose.
[La ventitquattresima scuola elementare di scrittura emiliana si tiene a Bologna all’Officina Margherita, in via Santa Margherita, 14A, ed è organizzata da Tosoréla entertainment; per informazioni e iscrizioni: scuoletosorela@gmail.com, 340 5238915]

Mi ricordo le videocassette

Mi ricordo le cabine telefoniche
mi ricordo i gettoni telefonici
mi ricordo le schede telefoniche
mi ricordo quando i cani erano solamente dei cani
mi ricordo quando la raccolta della merda dei cani non era così ben organizzata
mi ricordo quando Paolo Bonolis faceva Bim Bum Bam
mi ricordo quando il Raiders è diventato il Twix
mi ricordo Drive in
mi ricordo AS Fidanken
mi ricordo i Visitors
mi ricordo Mc Giver
mi ricordo l’ A-Tem
mi ricordo Laura Palmer
mi ricordo tutto quello che mediaset ha passato tra ’84 e il ’92
mi ricordo mia nonna ripetermi “sei il più bravo e il più bello”
mi ricordo mia nonna ripetere agli altri miei cugini che io ero il più bravo e il più bello
mi ricordo le frittelle di minestra di fagioli
mi ricordo le frittelle di minestra in brodo
mi ricordo le frittelle di farina di castagne
mi ricordo le videocassette
mi ricordo quando ho trovato le videocassette porno di mio padre
mi ricordo che mai e poi mai avrei pensato che mio padre fosse una persona in grado di saper usare un videoregistratore
mi ricordo che non si fece mai beccare
mi ricordo che io ci provavo gli dicevo “dai metti su un film” ma lui rispondeva “non so mica usare quella roba lì”
mi ricordo che anche quando mia sorella voleva vedere tre volte al giorno La Sirenetta lui non l’ho mai visto spinger Play
mi ricordo che non mi davo pace
mi ricordo che pian piano un dubbio si faceva strada
mi ricordo che arrivai alla sconvolgente conclusione che le videocassette porno potessero essere di mia madre

[Michele Risi per il numero 7 di Qualcosa]

A Parma

Raccontate una volta che siete stati gelosi, o che qualcuno è stato geloso di voi, o che qualcun altro è stato geloso di qualcun altro.

Anna si avvicinò a Vronskij e si aggrappò al suo braccio, vi appoggiò la testa scarmigliata e guardandolo dal basso disse: “Partiamo bàtjuska, partiamo; portami lontano, in Italia voglio andare, in Italia!”
“Ma, così, su due piedi: ho la parata del reggimento la settimana prossima.”
“O bàtjuska, portamici, portamici!”
“E va bene. Dove vuoi andare di preciso?”.
“Non so…” e dopo aver fatto volteggiare le pupille grigie e scintillanti Anna disse “facciamo una pazzia, compriamo il parmigiano per Stiva e Dolly, andiamo a Parma!”.
“A Parma?” ripetè sorpreso Vronskij.
“Sì. A Parma, a Parma!”
Si precipitarono a preparare i bagagli e in un baleno si diressero in stazione a prendere il Pietroburgo-Bologna.
Erano le 23,30 di un martedì di febbraio quando arrivarono alla stazione di Bologna; Vronskij cercò subito la coincidenza sul tabellone che troneggiava nella sala principale e disse ad Anna “Annuska, che fortuna, c’è una coincidenza per Parma sul binario 1 alle 0,46 e arriviamo alle 2,09.”
“Perfetto” disse Anna veleggiando eretta verso il binario 1.
C’era un clima stranamente mite quel febbraio. Alessandro uscendo dal laboratorio di via Santa Margherita non si era messo né guanti né cappello, e come tutti i martedì sera si avviava mesto verso lo stazione di Bologna a prendere il treno per tornare a casa, a Parma.
Arrivato al binario 1 salì sul treno e vi si accomodò. Era lì in attesa che la locomotiva si muovesse e, interrogandosi su un mucchio di questioni e dandosi pure un sacco di risposte, guardava la propria immagine riflessa nel finestrino, maledicendosi. A un tratto una briosa risata femminile echeggiò nel vagone, Alessandro si voltò e vide Anna.
“Vieni Aleksej, sediamoci qui, vicino al controllore che se ci sbagliamo ci dà una mano, vero signor…?”. Anna guardò dritto negli occhi Alessandro, come a invitarlo a presentarsi. Alessandro, un pò confuso, disse ”Alessandro mi chiamo, Alessandro, ma non sono il controllore!”. E ancora una volta il vagone si riempì di quell’incantevole suono che era la risata di Anna.
Anna si sedette vicino ad Alessandro. Vronskij, aggrottandosi, si sedette di fronte ad Alessandro aprendosi in un sorriso fatto più che altro per mettere in mostra i bei denti ordinati, di rimando Alessandro gli fissò gli occhi sull’incipiente pelata.
“Ma ditemi Alessandro caro, chi siete, che fate?” chiese Anna guardandolo con crescente interesse.
“Mah, niente di speciale” rispose timidamente Alessandro, e un pò per celia e un pò perché era vero aggiunse “sono sposato e mia moglie dice che sono peso come il tuono.”
“Cosa?” disse Anna improvvisamente incuriosita da quello strano motto. Alessandro provò in inglese: “Heavy like a thunder”. Anna diede un’occhiata interrogativa al meditabondo Vronskj che le disse ” Hai presente Aleksej Aleksàndrovic? Bè, lui”, rivolgendosi raggiante ad Alessandro, “è peggio!”. Anna allora si risolse in un’altra sonora risata e disse “Ah les Italiens, quelle ironie!” e Vronskij incrociando le braccia sotto l’ampio torace che si gonfiava sorrise cupamente ad Alessandro serrando i denti.
“Ma dites moi, bàtjuska” chiese Anna ad Alessandro “noi siamo diretti a Parma a comprare il parmigiano per la mia belle soeur; ve ne intendete di parmigiano?”
“Certo”, rispose solerte Alessandro, “a Selvapiana di Canossa, che a dire il vero è in provincia di Reggio, ho giusto comprato un 35 mesi, vacche rosse, vaches rouges, a 13 euro al kilo!” esclamò soddisfatto.
“Che intenditore!” fece Anna. “Eh” fece Alessandro arrossendo un poco.
Allora Anna, improvvisamente, come colta da una forza che eccedeva la propria volontà, prese a stringere con entrambe le sue splendide mani il braccio di Alessandro e supplicandolo disse “Mi ci accompagnerete Alessandro, vero? mi ci accompagnerete bàtjuska a Selvapiana di Canossa?”.
Vronskij non resse, furente si alzò e attrasse a sé Anna, il treno rallentava, squillò il cellulare di Alessandro, era la moglie, “Pronto “ disse lui, “Dì la verità stavi dormendo” disse lei.
“No te lo giuro non stavo dormendo, anzi ti posso chiamare tra cinque minuti che sono occupato?”
“Cosa vuoi essere occupato alle due di notte sul regionale per Parma? Cosa stai combinando?”
“Niente, niente, stai tranquilla, ti richiamo dopo” disse Alessandro chiudendo in fretta il telefono.
Vronskij e Anna erano già in fondo al vagone, Anna diede un ultimo sguardo sfavillante ad Alessandro e trascinata da Vronskij verso la porta automatica del treno che proprio in quel mentre si apriva scese. Alessandro si precipitò a inseguirli ma quando fu dinnanzi alla porta questa si richiuse inesorabilmente e il treno riprese la sua corsa. Ad Alessandro non restò che guardare dal finestrino Anna e Vronskij che si allontanavano sul binario dimenandosi, allora premette la fronte sul freddo finestrino e con un fil di voce disse ciò che era ineluttabilmente accaduto: “A Sant’Ilario siete scesi, a Sant’Ilario.”

[Compito di Alessandro Cimaglia alla scuola media inferiore di Anna Karenina di Bologna]

Qualcosa di giallo

Ecco, io cerco di pensare a te, alla tua forza, al tuo coraggio, alla tua voce, alla lingua che parlavi tu, che parlavamo noi, che quella lì è la mia lingua madre, quella che mi ha tirato su, quella che la maestra mi segnava con la matita rossa, quella che al liceo classico hanno cercato di cancellare, ma non preoccuparti, secondo me l’hanno solo coperta con strati e strati di una cosa, che piano piano io, secondo me, adesso, sono pronta per raschiare via.
Mi hanno messo sopra una lacca, a me e a tutti gli altri, per farci sembrare tutti uguali, ma sotto ci sono le mie venature, le mie imperfezioni e io in questi anni ho cercato e sto cercando di fare un trattamento di sverniciatura per riportare, come si dice, al grezzo, le cose che vorrei dire.

[Esce oggi Qualcosa di giallo, terza uscita di Sempremai, esordio di Nicoletta Bianconi]

Dal 4 febbraio

Niente c’è questa cosa che te la prima parte del travaglio non la fai in sala parto ma in una situazione in cui c’è di tutto, quelle che aspettano di fare il cesareo, quelli in visita a vedere i bambini appena nati  e così. Io finché riuscivo provavo a camminare, in mezzo al corridoio tra la  gente, avanti indietro con la mia camicia da notte. Lì ancora nella primissima fase non era un male..non so è difficile paragonarlo. Mi hanno chiesto se assomiglia al dolore delle mestruazioni, io non ho mai avuto un male così, però può essere che nella prima fase sia come un forte dolore mestruale, dopo sicuramente no. Dopo ha iniziato a diventare pesa, allora mi hanno portato su a fare la visita dopo un po’ che avevo dei dolori forti, ma dei dolori che non sopportavo più. Non è un dolore continuo, cioè c’è un dolore di fondo alle ossa e poi c’è il dolore delle contrazioni. Le contrazioni arrivano a ondate e quando arriva l’ondata non sai più dove sbattere la testa. Allora mi hanno visitato e mi hanno detto che ero dilatata pochissimo, tipo un dito. E lì mi sono scoraggiata perché non sopportavo già più il dolore. Lì gliel’ho proprio detto all’ostetrica io non sono in grado,  ho sopravvalutato le mie capacità di resistere al dolore, io non so come fare. Lei mi ha detto non hai prenotato l’analgesia, io ho detto di no, disperata. Dopo scendendo ho incontrato la ragazza con cui avevo cenato, lei mi ha detto che dall’aspetto non sembravo tanto addolorata. Il problema è la testa, perché lì sai che non sei neanche all’inizio. Non è neanche travaglio quello, lì sei ai prodromi, alla fase prodromica si chiama così, e vuol dire che non hai neanche iniziato. Io che ho sempre parlato di parto naturale in quel momento, se fosse entrato qualcuno a dirmi ti facciamo un cesareo avrei detti sì vi prego. Quella ragazza mi ha detto che la prima fase non è facile per nessuno ma che poi si passa. Che è normale, anzi è una reazione positiva, che la nausea è positiva e che il dolore è positivo e che secondo lei era tutto positivo. E’ questa fase prodromica che è così. Insomma sono tornata in camera e lì però ero abbastanza avvilita perché le contrazioni erano molto forti e avevo un gran male però non erano frequentissime, e poi avevo questo gran dolore alla schiena e questa gran pressione sul retto. Continuavamo così, io pensavo di essere indietro solo mi veniva questa gran voglia di spingere che non sapevo come gestire, perché se tu spingi ma non sei dilatata non serve a niente. Però facevo fatica a trattenermi, allora  quando è arrivata l’ostetrica le ho detto tutto, lei ha detto va bene, andiamo a vedere. Mi hanno visitato e inaspettatamente mi hanno detto che ero dilatata di sei sette centimetri e che mi portavano in sala parto, io lì non me l’aspettavo proprio. In sala parto c’erano le due studentesse che mi hanno attaccata al monitor. Poi è arrivata l’altra ostetrica, la Dila Parma, quella che poi mi ha fatto partorire, quella che ha detto per me potresti partorire anche attaccata a un albero ma qui sono un po’ rigidi sai se c’è il professore bisogna star sdraiati. Dopo siamo rimasti noi due con le studentesse. Luca faceva conversazione, come vi trovate a che anno siete e io continuavo a fare i miei esercizi, a far ruotare il bacino. Insomma dopo un po’ di queste contrazioni qua è successo che ne ho sentita una pesissima. Veramente. Quindi poi ho proprio sentito che si apriva tutto, qualcosa di strano. L’ho proprio percepito che si dilatava un sacco, che mi si spostavano delle ossa. Sì c’è un momento in cui senti  proprio il rumore delle ossa che si spostano per far passare il bambino. Le ossa si devono spostare e senti crac crac. Faceva paura però ero anche felice perché lì ho capito che era cambiato qualcosa. In quel momento lì oltre alla solita gran pressione sul sedere ho sentito anche una spinta davanti. Questo dolore il bello è che nel momento in cui ci sei dentro sei troppo impegnato a resistere e quando sei fuori dopo è passato. Quindi le ragazze hanno chiamato l’ostetrica che è arrivata e mi ha detto se intanto volevo andare a fare la pipì e io sono andata però non ci riuscivo perché si vede che la Nina era già lì davanti e bloccava la vescica, allora dopo un po’ che provavo sono venuta fuori. Ho chiesto se dovevo insistere, lei mi ha detto no. Vedi tu mi ha detto, se lì seduta stai bene stai pure  e io ho detto non vorrei mai fare la bambina nel water. Lei allora mi fa non credere che basti una spinta. ‘Nsomma eravamo lì che discutevamo di questa cosa e mi arriva questa gran contrazione. Ho chiesto spingo e la Dila mi ha detto fai quello che ti senti. A quel punto io ho spinto ed è uscita la testa della Nina, io però non mi sono resa conto, non avevo capito perché ero in piedi, però ho sentito. Non mi ricordo cos’hanno detto però poi ho capito, anche perché la Dila si è precipitata a tenerle le testa. E dopo Luca mi ha detto che lui l’aveva vista uscire e aveva gli occhi aperti, perché lui era dietro di me, l’ha vista di faccia e aveva gli occhi aperti. Dopo ho avuto un’altra contrazione e ho spinto, è uscito il corpo e niente, è nata.

[Dal 4 febbraio, a Bologna, ricomincia la Scuola elementare di scrittura emiliana, dalla quale, qualche anno fa, è uscito, tra gli altri, questo compito, di Giulia Menarbin. Per i dettagli: clic]

Domani sera a Bologna

La scuola elementare di scrittura emiliana è una scuola nella quale si fa presente, tra gli altri, il fatto che scrivere in italiano non è semplicissimo, perché l’italiano-italiano, l’italiano doc, quello dove si dice giuoco e non gioco, quello dove pésca e pèsca sono due cose diverse, quello dove si seguono tutte le regole dettate non dall’uso, ma dalle grammatiche, lo parleranno, in Italia, due o tre mila persone, gli altri parlano in una lingua che risente del posto in cui viene parlata, e che differisce, spesso, dalla lingua che si parla nel paese a cinque chilometri di distanza, ma che resta, nella maggior parte dei casi, una lingua comprensibile a tutti e carica di un’espressività che con l’italiano-italiano è forse più difficile ottenere. Per quello la scuola si chiama emiliana, non perché si debba scrivere in emiliano (ci sono state anche scuole di scrittura emiliana all’estero, in Lombardia, in Piemonte, in Liguria, in Sardegna e in Canton Ticino, perfino) ma per sottolineare il fatto che a chi partecipa a questa scuola verrà chiesto di lavorare anche su una lingua concreta, regionale, grossolana, una lingua dove difficilmente chi parla dice cribbio o poffarbacco, e più facilmente dice vacco mondo o zio campanaro.

La scuola media inferiore di Anna Karenina è una scuola dove leggeremo, insieme ai partecipanti, in sette settimane, due romanzi di Lev Tolstoj (Anna Karenina e Chadži-Murat) e proveremo a scrivere seguendo l’esempio.

Per informazioni: scuoletosorela@gmail.com, 340 5238915

[Domani sera, a Bologna, alle 19, allo studio Margherita, in via Santa Margherita 14, presentazione delle scuole di quest’anno]