Recensione riflessione proposta per Qualcosa su Qualcosa [letta il 23/11/2019, in Sala Borsa, alla riunione di Qualcosa]

Ho letto tutti i verbali on line delle riunioni di Qualcosa e vorrei condividere con voi le mie impressioni.
È immediatamente chiaro a chi legge che le riunioni di Qualcosa sono improntate ad una sorta di giocosa anarchia che traveste però una realtà che potremmo definire di dispotismo illuminato.
La rivista, che chiamo così solo temporaneamente, perché come spero di convincervi il nome è sbagliato, ha un dittatore irresponsabile, che è Paolo Nori. Anche Paolo Nori lo chiamo così solo temporaneamente, perché come spero di convincervi anche il suo nome è sbagliato. Nei verbali si legge che Daniele propone di fare la tal cosa, ma Paolo Nori dice no, che lui ne aveva in mente un’altra, poi si scrive che sarebbe bello fare così, ma subito dopo Paolo Nori dice che lo faceva già l’Accalappiacani e quindi lui preferisce fare diverso. Ecco questa cosa di fare diverso mi sembra quasi un’ossessione, un filo rosso che si rintraccia nei verbali, una traccia interessante per l’esegesi dei testi. Si capisce subito che non volete ripetere quello che han fatto altri, e quindi la parola d’ordine è “No alle Ripetizioni!”. Da ciò che vi siete detti si staglia piuttosto centrale l’idea di fare una cosa mai vista, o almeno non troppo vista, o insomma che non sia proprio vista e rivista. Quindi è chiaro che Qualcosa non potrà mai soddisfarvi finché continuerete a chiamarla rivista, e propongo innanzitutto un cambio di nome e di chiamarla maivista o nonvista. Come vedete, lascio le due opzioni da mettere ai voti per mantenere quel sapore di atteggiamento democratico di facciata al quale ho capito che ormai siete davvero affezionati. Voteremo e poi naturalmente deciderà Paolo Nori. Ecco a questo proposito mi piacerebbe che questa assemblea, questo circolo, questo assembramento di persone, questa congerie di esseri umani o insomma questo comitato di redazione facesse una seduta di autocoscienza e decidesse una volta per tutte che strada vuole imboccare. Perché è evidente a tutti che il ruolo di Nori come dittatore irresponsabile è comodo e piace a tutti. Anzi si potrebbe addirittura sacralizzarlo come in una società teocratica e stabilire che non è un direttore e nemmeno un dittatore, ma un credo. Insomma per farla breve, io pensavo ad una divinità giapponese, di quelle potenzialmente vendicative, sicuramente irritabile, che si dovrebbe chiamare No-Ri. Però pensavo anche che come negli ashram buddisti ad ognuno di noi si dovrebbe dare un nuovo nome. Siccome a tutti noi post-post-moderni il sincretismo piace, possiamo mescolare agevolmente teocrazie giapponesi con filosofie atee buddiste, e prima o poi valuteremo se metterci anche un pizzico di Rosacroce e di Maometto. Anzi forse Maometto è meglio di no perché nessuno qui vuole andarsi a cercare dei problemi.
Quindi riassumendo la mia proposta è che Nori d’ora in poi non sia più considerato un cognome, ma uno slogan, ed allo stesso tempo il mantra che ci dà un’identità, e che vada scritto “No-Ri” col trattino in mezzo, a ricordarci l’ossessione di cui sopra del No alle Ripetizioni. E a corollario di questo, propongo anche che tutti gli interventi sulla maivista (o nonvista) siano firmati con i nostri nuovi nomi, che per semplicità e per non oberare troppo il nostro direttore-dittatore-guru-dio potrebbero essere semplicemente il nostro nome seguito da No-Ri. So che il credo maivistista complica un po’ le cose, e dovremo valutare come possa nella pratica quotidiana mescolarsi imparentarsi intrecciarsi e completarsi col credo sapodista, ma per un gruppo coeso e fattivo come il nostro l’identità è tutto, e vale la pena investirci.
Firmato: Raimondello No-Ri, 20 dicembre 2018.