Niente c’è questa cosa che te la prima parte del travaglio non la fai in sala parto ma in una situazione in cui c’è di tutto, quelle che aspettano di fare il cesareo, quelli in visita a vedere i bambini appena nati e così. Io finché riuscivo provavo a camminare, in mezzo al corridoio tra la gente, avanti indietro con la mia camicia da notte. Lì ancora nella primissima fase non era un male..non so è difficile paragonarlo. Mi hanno chiesto se assomiglia al dolore delle mestruazioni, io non ho mai avuto un male così, però può essere che nella prima fase sia come un forte dolore mestruale, dopo sicuramente no. Dopo ha iniziato a diventare pesa, allora mi hanno portato su a fare la visita dopo un po’ che avevo dei dolori forti, ma dei dolori che non sopportavo più. Non è un dolore continuo, cioè c’è un dolore di fondo alle ossa e poi c’è il dolore delle contrazioni. Le contrazioni arrivano a ondate e quando arriva l’ondata non sai più dove sbattere la testa. Allora mi hanno visitato e mi hanno detto che ero dilatata pochissimo, tipo un dito. E lì mi sono scoraggiata perché non sopportavo già più il dolore. Lì gliel’ho proprio detto all’ostetrica io non sono in grado, ho sopravvalutato le mie capacità di resistere al dolore, io non so come fare. Lei mi ha detto non hai prenotato l’analgesia, io ho detto di no, disperata. Dopo scendendo ho incontrato la ragazza con cui avevo cenato, lei mi ha detto che dall’aspetto non sembravo tanto addolorata. Il problema è la testa, perché lì sai che non sei neanche all’inizio. Non è neanche travaglio quello, lì sei ai prodromi, alla fase prodromica si chiama così, e vuol dire che non hai neanche iniziato. Io che ho sempre parlato di parto naturale in quel momento, se fosse entrato qualcuno a dirmi ti facciamo un cesareo avrei detti sì vi prego. Quella ragazza mi ha detto che la prima fase non è facile per nessuno ma che poi si passa. Che è normale, anzi è una reazione positiva, che la nausea è positiva e che il dolore è positivo e che secondo lei era tutto positivo. E’ questa fase prodromica che è così. Insomma sono tornata in camera e lì però ero abbastanza avvilita perché le contrazioni erano molto forti e avevo un gran male però non erano frequentissime, e poi avevo questo gran dolore alla schiena e questa gran pressione sul retto. Continuavamo così, io pensavo di essere indietro solo mi veniva questa gran voglia di spingere che non sapevo come gestire, perché se tu spingi ma non sei dilatata non serve a niente. Però facevo fatica a trattenermi, allora quando è arrivata l’ostetrica le ho detto tutto, lei ha detto va bene, andiamo a vedere. Mi hanno visitato e inaspettatamente mi hanno detto che ero dilatata di sei sette centimetri e che mi portavano in sala parto, io lì non me l’aspettavo proprio. In sala parto c’erano le due studentesse che mi hanno attaccata al monitor. Poi è arrivata l’altra ostetrica, la Dila Parma, quella che poi mi ha fatto partorire, quella che ha detto per me potresti partorire anche attaccata a un albero ma qui sono un po’ rigidi sai se c’è il professore bisogna star sdraiati. Dopo siamo rimasti noi due con le studentesse. Luca faceva conversazione, come vi trovate a che anno siete e io continuavo a fare i miei esercizi, a far ruotare il bacino. Insomma dopo un po’ di queste contrazioni qua è successo che ne ho sentita una pesissima. Veramente. Quindi poi ho proprio sentito che si apriva tutto, qualcosa di strano. L’ho proprio percepito che si dilatava un sacco, che mi si spostavano delle ossa. Sì c’è un momento in cui senti proprio il rumore delle ossa che si spostano per far passare il bambino. Le ossa si devono spostare e senti crac crac. Faceva paura però ero anche felice perché lì ho capito che era cambiato qualcosa. In quel momento lì oltre alla solita gran pressione sul sedere ho sentito anche una spinta davanti. Questo dolore il bello è che nel momento in cui ci sei dentro sei troppo impegnato a resistere e quando sei fuori dopo è passato. Quindi le ragazze hanno chiamato l’ostetrica che è arrivata e mi ha detto se intanto volevo andare a fare la pipì e io sono andata però non ci riuscivo perché si vede che la Nina era già lì davanti e bloccava la vescica, allora dopo un po’ che provavo sono venuta fuori. Ho chiesto se dovevo insistere, lei mi ha detto no. Vedi tu mi ha detto, se lì seduta stai bene stai pure e io ho detto non vorrei mai fare la bambina nel water. Lei allora mi fa non credere che basti una spinta. ‘Nsomma eravamo lì che discutevamo di questa cosa e mi arriva questa gran contrazione. Ho chiesto spingo e la Dila mi ha detto fai quello che ti senti. A quel punto io ho spinto ed è uscita la testa della Nina, io però non mi sono resa conto, non avevo capito perché ero in piedi, però ho sentito. Non mi ricordo cos’hanno detto però poi ho capito, anche perché la Dila si è precipitata a tenerle le testa. E dopo Luca mi ha detto che lui l’aveva vista uscire e aveva gli occhi aperti, perché lui era dietro di me, l’ha vista di faccia e aveva gli occhi aperti. Dopo ho avuto un’altra contrazione e ho spinto, è uscito il corpo e niente, è nata.
[Dal 4 febbraio, a Bologna, ricomincia la Scuola elementare di scrittura emiliana, dalla quale, qualche anno fa, è uscito, tra gli altri, questo compito, di Giulia Menarbin. Per i dettagli: clic]