708. Poeti

Laura Venturini legge il matto 708. Poeti

Uno diceva che se un popolo non ha poeti e come se gli avessero strappato la lingua.

Jurij Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, trad. di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017 [1986-1991 trascrizione trasmissioni televisive]

308. In cammino

Uno da giovane era stato un principe ufficiale della guardia. Quando la fidanzata gli aveva confessato che, prima di conoscerlo, era stata l’amante dello zar, lui si era offeso e aveva abbandonato tutto e tutti, si era fatto monaco, era diventato eremita, si era tagliato un dito con un’accetta (per resistere alle tentazioni), aveva iniziato a fare miracoli, poi, ultrasessantenne, aveva concupito una giovane ragazza un po’ ritardata e, avvilito per il proprio comportamento, era fuggito dal suo eremo e si era messo in cammino con una camicia da contadino e lo zaino in spalla.

Lev Tolstoj, Padre Sergij, trad. di Laura Salmon, Milano, Garzanti 2017 [1911]

192. Arrosto di carote

Una giovane moglie era arrabbiata con il marito perché, per fare economia, erano costretti a mangiare arrosto di carote e salsicce vegetariane. All’obiezione del marito, che diceva che anche Tolstoj era vegetariano, la moglie aveva risposto che però, quando scriveva Guerra e pace e Anna Karenina, Tolstoj mangiava la carne e si rimpinzava e che da vegetariano tutt’al più aveva potuto scrivere La sonata a Kreutzer che è corta.

Il’ia Il’f e Evgenij Petrov, Le dodici sedie, cura e trad. di Anjuta Gančikov, Milano, Rizzoli 1993 [1928]