Uno da giovane era stato un principe ufficiale della guardia. Quando la fidanzata gli aveva confessato che, prima di conoscerlo, era stata l’amante dello zar, lui si era offeso e aveva abbandonato tutto e tutti, si era fatto monaco, era diventato eremita, si era tagliato un dito con un’accetta (per resistere alle tentazioni), aveva iniziato a fare miracoli, poi, ultrasessantenne, aveva concupito una giovane ragazza un po’ ritardata e, avvilito per il proprio comportamento, era fuggito dal suo eremo e si era messo in cammino con una camicia da contadino e lo zaino in spalla.
Lev Tolstoj, Padre Sergij, trad. di Laura Salmon, Milano, Garzanti 2017 [1911]
Una giovane moglie era arrabbiata con il marito perché, per fare economia, erano costretti a mangiare arrosto di carote e salsicce vegetariane. All’obiezione del marito, che diceva che anche Tolstoj era vegetariano, la moglie aveva risposto che però, quando scriveva Guerra e pace e Anna Karenina, Tolstoj mangiava la carne e si rimpinzava e che da vegetariano tutt’al più aveva potuto scrivere La sonata a Kreutzer che è corta.
Il’ia Il’f e Evgenij Petrov, Le dodici sedie, cura e trad. di Anjuta Gančikov, Milano, Rizzoli 1993 [1928]