… un modo di procedere attraverso le 317 pagine del libro è questo: immaginare che tutti i personaggi, pur così diversi tra loro, si muovano all’interno di un unico intreccio, cioè la letteratura russa come la vede Nori – una entità in qualche modo coesa, che comincia con Puškin negli anni Venti del diciannovesimo secolo e si chiude nel 1991, quando finisce l’Unione Sovietica e i libri russi non sono più qualcosa che, «se sei proprio fortunato, magari ti fa anche molto male», ma assomigliano a tutti gli altri libri, francesi o inglesi o italiani.
Una passeggiata tra gli squinternati. Maria Teresa Carbone, Il Manifesto, 31/marzo/2021