327 – Copiare

C’era uno che per mestiere doveva copiare lettere e copiare gli piaceva talmente tanto che copiava pure quando non doveva farlo per lavoro. Dire che lo facesse con zelo è poco; dire che lo facesse con passione
neanche, quella era Bocca di Rosa; lui lo faceva con amore.

Nikolaj Gogol’, Il cappotto, trad. di Clemente Rebora, Milano, Feltrinelli 2018 [1842]

364 – Con sentimento

C’era uno che aveva regalato un libro alla sua amata. A lei non era piaciuto e allora lui, dispiaciuto, le aveva scritto: ‘Non sono d’accordo con voi, Varen’ka. Forse l’avete letto senza sentimento o non eravate dell’umore giusto, vi eravate arrabbiata per qualcosa o vi era capitato qualcosa di spiacevole. Leggetelo con sentimento, quando siete allegra e soddisfatta e vi trovate in una piacevole condizione di spirito, ecco, per esempio, quando avete in bocca una caramella, ecco, leggetelo allora’.

Fëodor Dostoevskij, Povera gente, trad. di Ebe Perego, Milano, Rizzoli 2004 [1846]

dal Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori,
Milano, Salani 2021

370 – Per chi si mettono gli stivali

C’era uno che nel chiedersi con quali stivali avrebbe dovuto recarsi al lavoro il giorno dopo si era accorto di una verità che lo aveva annientato: lui sarebbe stato pronto ad andare in giro nel gelo senza stivali e senza cappotto, avrebbe sopportato e sarebbe resistito a tutto, una sciocchezza per lui che era un uomo semplice e piccolo. Ma che avrebbe detto la gente? Si sarebbe messa a blaterare. Era per la gente che ci si metteva il cappotto e forse anche gli stivali, era per loro che li si indossava.

Fëodor Dostoevskij, Povera gente,
dal Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori,
Milano, Salani 2021

356 – Pavel Pavlovič

Uno si chiamava Pavel Pavlovič ed era un vedovo che voleva soddisfazione da un altro che era stato l’amante di sua moglie. Era andato a trovarlo e con un sorriso malizioso l’aveva guardato facendosi il segno delle corna sulla testa. «Cosa significa ciò?» aveva chiesto l’amante. «Ciò significa corna» aveva risposto Pavel Pavlovič. «Cioè… le vostre corna?» «Le mie proprie che mi sono conquistato!» «Cosa volete? Vi fate burla di me?» «Mi è indispensabile avere da voi soddisfazione» aveva detto il vedovo. Poi aveva deposto il cappello e ansimando un po’ lo aveva guardato: «Baciatemi!» «Ma siete ubriaco» aveva risposto l’amante. «Sono ubriaco! Ma comunque baciatemi. Baciatemi, vi ho detto!» Allora quello aveva taciuto per un istante e all’improvviso si era chinato verso di lui e lo aveva baciato sulle labbra.

Fëodor Dostoevskij, L’eterno marito
dal Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori,
Milano, Salani 2021 (esce l’11 febbraio)

376 – Abitare

C’era uno che quando il medico gli chiese: ‘Dove abitate attualmente? Mi pare che prima abitavate…’, lui rispose: ‘Abitavo, abitavo. Abitavo anche prima. Come si può non abitare?’

Fëodor Dostoevskij, Il sosia
dal Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori, Milano, Salani 2021 (esce l’11 febbraio)

344 – Due anni prima

C’era uno che se gli avessero detto anche solo due anni prima che un giorno avrebbe pianto non ci avrebbe creduto.

Fëdor Dostoevskij, L’eterno marito, dal Repertorio dei matti della letteratura russa (esce l’11 febbraio)